L’intervista di Popoli e Missione a don Sergio Merlini, storico direttore del Centro Missionario di Firenze e membro della Commissione Missionaria Toscana, dal titolo Universalità e collegialità a Coverciano.
L’attenzione di chi entra nella chiesa di Santa Caterina da Siena a Coverciano, alle porte di Firenze, ricade subito, senza titubanze, sull’universalità del messaggio evangelico: a sovrastare l’altare maggiore, infatti, c’è un grande tondo che raffigura Cristo Risorto sulle strade del mondo.
Anche le semplici pitture che arricchiscono le pareti di questa moderna chiesa, costruita nel 1970 con elementi prefabbricati, in un quartiere sviluppatosi pochi anni prima nella periferia sud della città, richiamano l’universalità della storia della salvezza,partendo da Abramo.
I dipinti che si susseguono sui lati della chiesa sono accompagnati da vetrate colorate, con toni caldi e linee stilizzate, che illuminano l’assemblea riunita e «la fanno sentire più famiglia». A usare queste parole è don Sergio Merlini, sacerdote della diocesi di Firenze, parroco in solido di questa comunità, che per 12 anni è stato direttore del Centro missionario diocesano.I dipinti che si susseguono sui lati della chiesa sono accompagnati da vetrate colorate, con toni caldi e linee stilizzate, che illuminano l’assemblea riunita e «la fanno sentire più famiglia». A usare queste parole è don Sergio Merlini, sacerdote della diocesi di Firenze, parroco in solido di questa comunità, che per 12 anni è stato direttore del Centro missionario diocesano.
Della sua passione per la missione, parlano anche le due esperienze che ha vissuto come fidei donum: la prima dal 1970 al 1993 a Salvador de Bahia, in Brasile; la seconda dal 2000 al 2008 in Camerun. E dalle quali ha mutuato uno stile missionario che ha saputo trasmettere anche ai suoi parrocchiani fiorentini.
Una volta rientrato in Italia, infatti, don Sergio ha continuato a vivere la missione nel suo servizio quotidiano, senza stancarsi mai di far comprendere a tutti i fedeli il vero significato dell’universalità. Per far questo, racconta, occorre tenere l’attenzione sempre viva su ciò che accade al di là del proprio naso: «È un compito che va oltre la celebrazione dell’Ottobre missionario. Per tutto l’anno, nelle omelie domenicali cerco di allargare l’orizzonte della missione dai confini della parrocchia a quelli del mondo. Molti parrocchiani sono già convinti che le giovani Chiese siano il paradigma della nostra pastorale e da questo hanno imparato molte cose.
Un esempio? Durante la celebrazione eucaristica, prima delle restrizioni dovute al Covid il momento dell’offertorio veniva vissuto dai fedeli muovendosi dal proprio posto. In pratica, non c’è il questuante che passa tra le panche ma ognuno si alza e porta il proprio contributo fin sotto l’altare.
Un semplice gesto imparato dalle comunità cristiane brasiliane e africane e diventato ormai naturale per i parrocchiani di Santa Caterina da Siena, che lo hanno fatto proprio e insegnato anche ai gruppi ospiti della nostra comunità».
Lo stile missionario che coinvolge tutti e permea ogni settore parrocchiale è confermato anche dalle recenti scelte del Consiglio pastorale: «Nell’ultima riunione – spiega don Merlini – abbiamo deciso di formare una piccola commissione costituita da me, da un diacono permanente e da quattro laici, con il compito di preparare la liturgia delle domeniche dell’Ottobre missionario e, tra queste, la Giornata Missionaria Mondiale.
La collegialità è, infatti, fondamentale per vivere la missione. Ci siamo proposti di animare le Messe con preghiere e segni che invitano all’universalità: l’introduzione prima dell’ingresso del celebrante e le intenzioni di preghiera sono state pensate tutte con attenzione missionaria.
Inoltre per ogni domenica abbiamo deciso di far trovare un segno diverso davanti all’altare, che richiami l’attenzione dei fedeli ai temi indicati da Missio per le settimane dell’Ottobre: Eletti, Parteci, Solidali, Fraterni sono stati visualizzati con una grande croce missionaria dai colori dei cinque continenti per la prima domenica e, per quelle a seguire, un paio di sandali, una colomba e un piccolo telaio».
Nella Giornata Missionaria Mondiale, identificata con il tema della solidarietà, durante tutte le Messe verranno raccolte le offerte da destinare alla colletta universale delle Pontificie Opere Missionarie (POM): don Merlini, essendo stato anche direttore del Centro missionario diocesano, sa bene quanto sia faticoso raccogliere i contributi di tutte le parrocchie che a volte preferiscono trattenere le offerte (o parte di esse) per destinarle ad una sola missione con cui si è gemellati o ad un particolare missionario con il quale si ha un rapporto speciale di amicizia.
Nella parrocchia di Coverciano i fedeli conoscono l’importanzadel contribuire al Fondo Universale di Solidarietà delle POM, che sostiene tutte le missioni delle giovani Chiese del Sud del mondo, senza distinzione né particolarismi.
Anche i ragazzi del catechismo, nella Giornata Missionaria Mondiale, vengono responsabilizzati in questo senso: «In quell’occasione, infatti, poniamo una particolare attenzione ai bambini, distribuendo a ciascuno un piccolo salvadanaio da mettere in casa con l’impegno di riportarlo pieno di soldini il giorno dell’Epifania (quando si celebra la Giornata Missionaria dei Ragazzi, ndr)», spiega don Sergio. E chiude raccontando un aneddoto: «C’è una signora anziana, sicuramente non ricca, che vive della sua pensione. Spessissimo mi dà un’offerta sottolineando questa sua volontà: “Voglio che vada ai bambini africani”.
Sembra la vedova del Vangelo che mette la sua monetina nel tesoro del tempio e si guadagna l’elogio di Gesù. Ecco, davanti al suo gesto, penso che lo spirito universale della missione abbia toccato il cuore di questa signora». E, sicuramente, anche di tanti altri fedeli di questa parrocchia della periferia di Firenze, dai confini circoscritti ma dagli orizzonti sconfinati.