Testimonianza di suor Rebeca Spires statunitense, missionaria a Belém e nella zona indigena di Oiapoque, stato dell’Amapà, Brasile
Molte persone, fra le quali papa Francesco, vedono nei popoli indigeni indirizzi e proposte per una relazione migliore con la Terra e tutti gli esseri che in essa vivono. Ma per tutti coloro che pensano soltanto al profitto e all’accumulo di beni personali (propri), e hanno consumato le risorse della Terra provocando la crisi ambientale che stiamo vivendo, gli indigeni sono un ostacolo ai loro obiettivi. In tutto il Brasile, specialmente in Amazzonia, questi popoli sono aggrediti in vari modi.oltre alle aggressioni ed invasioni di sempre, adesso anche le istituzioni governative fomentano l’odio e il razzismo. E proprio nelle sette religiose fanatiche e fondamentaliste trovano alleati nell’influenzare la spiritualità, l’anima del popolo.
E da Marzo 2020, la pandemia di Covid-19. Gli indigeni hanno sofferto molte perdite, sopratutto fra i più anziani, i saggi che sono l’enciclopedia del popolo. Nel picco della pandemia, quando quasi tutti erano contagiati o comunque impegnati a curare i malati nei villaggi, non c’era modo di pescare, cacciare o andare nell’orto per raccogliere la mandioca e fare la farina. Gli aiuti sono arrivati e continuano ad arrivare dai cattolici europei e anche dagli stessi brasiliani, dalle ONG e dalle Nazioni Unite che hanno aiutato con ciabo e materiali igienico e di protezione. I quattro popoli indigeni di Oiapoque, nei 58 villaggi, con un totale di 9000 indigeni, hanno subito 18 morti a causa del Covid 19. Essi stessi hanno chiuso l’accesso ai loro villaggi e ne controllano le uscite. Si sono curati con le erbe della foresta nei dintorni, te e moltissimi sono stati curati. Adesso stanno riprendendo le normali attività ed allo stesso tempo si organizzano per limitare i danni di una seconda ondata. La forte unione fra i quattro popoli con l’appoggio di tutti gli amici che li sostengono sono i segnali di nuova terra e cieli nuovi di cui parla san Giovanni.
Comunque, al di là di tutti i problemi, i popoli indigeni sono fermi e forti nella lotta per i loro diritti. Molto più protagonisti. Tra loro si sono formati avvocati, medici, professori, rappresentanti al Congresso, e nei governi statali e municipali. Sono una minoranza, ma forte. Padre Nello Ruffaldi, dal 1971, aiutava questi popoli a sentire con orgoglio la loro identità indigena, a difendere i loro diritti, a conoscere il Dio della bontà, dell’allegria, della tenerezza con tutte le creature e che apprezza le danze indigene e la loro lode, che ama la loro cultura del “prendersi cura” e la bellezza della Natura che ha creato. L’ultimo atto di padre Nello fu la partecipazione all’Assemblea dei Saggi, portando la sua opinione e i suoi apprezzatissimi consigli. Il CIMI (Consiglio Indigeno Missionario), del quale padre Nello fu uno dei fondatori, incentiva, forma, orienta e aiuta i popoli di tutto il Brasile da quasi 50 anni. Il suo sostegno continua ancora oggi, ma a guidare la lotta indigena è l’APIB, l’Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile. Si, c’è luce, speranza e allegria!
Anche a Oiapoque, la Missione nelle Frontiere, servizio assunto dalla Regione “Norte 2” della Conferenza Episcopale del Brasile (CNBB) si sta allargando anche ad altre diocesi nella regione. Fu un’iniziativa di Padre Nello come coordinatore nel Consiglio Missionario Regionale. Nei sei anni prestato molti servizi nella città di Oiapoque e acne nei villaggi. Non solo gli gli avvertimenti, la coscientizzazione, e le denunce sul traffico di persone, ha aiutato migranti, poveri e vittime di violenza domestica e prostituzione minorile. Adesso il regionale ha inviato l’equipe di Oiapoque in un’altra diocesi. I missionari vanno via, ma lasciano una società oiapoquense molto più cosciente delle situazioni prima sconosciute alla maggior parte. Un piccolo gruppo si è unito nell’Associazione Buon Samaritano per dare continuità a questo spirito e all’azione missionaria.