Domenica 1 settembre, ospiti del direttore Don Roberto Tempestini, i membri che compongono l’equipe del Centro Missionario Diocesano hanno incontrato il Vescovo Gherardo.

Si è trattato di un bel momento di vicinanza e amicizia festosa, reso più saldo da un momento di preghiera iniziale, e proseguito poi con una gustosa cena preparata da alcune signore della Parrocchia di Montegufoni.

Centro della serata il piccolo segno donato al nostro vescovo: una statuetta in legno scolpita in un atelier del Brasile dove lavorano soltanto donne. Una statuetta che ricopia l’immagine di “Nossa Senhora Conceição Aparecida”, Regina e Patrona del Brasile. L’immagine è stata accompagnata dalle parole di Papa Francesco rivolte ai vescovi brasiliani il 27 luglio 2013 che narrano la storia di questa immagine come “chiave di lettura per la missione della Chiesa”. Qui un breve stralcio di quel discorso:

In Aparecida, Dio ha offerto al Brasile la sua propria Madre. Ma, in Aparecida, Dio ha dato anche una lezione su Se stesso, circa il suo modo di essere e di agire. Una lezione sull’umiltà che appartiene a Dio come tratto essenziale, e che è nel DNA di Dio. C’è qualcosa di perenne da imparare su Dio e sulla Chiesa in Aparecida; un insegnamento che né la Chiesa in Brasile, né il Brasile stesso devono dimenticare.
All’inizio dell’evento di Aparecida c’è la ricerca dei poveri pescatori. Tanta fame e poche risorse. La gente ha sempre bisogno di pane. Gli uomini partono sempre dei loro bisogni, anche oggi.
Hanno una barca fragile, inadatta; hanno reti scadenti, forse anche danneggiate, insufficienti.
Prima c’è la fatica, forse la stanchezza, per la pesca, e tuttavia il risultato è scarso: un fallimento, un insuccesso. Nonostante gli sforzi, le reti sono vuote.
Poi, quando vuole Dio, Egli stesso subentra nel suo Mistero. Le acque sono profonde e tuttavia nascondono sempre la possibilità di Dio; e Lui è arrivato di sorpresa, chissà quando non Lo si aspettava più. La pazienza di coloro che lo attendono è sempre messa alla prova. E Dio è arrivato in modo nuovo, perché Dio è sorpresa: un’immagine di fragile argilla, oscurata dalle acque del fiume, anche invecchiata dal tempo. Dio entra sempre nelle vesti della pochezza“.